La coltivazione del melo nelle diverse zone dell'Italia ha origini remote. Durante il periodo Comunale ci fu la diffusione di trattati di agricoltura e il Rinascimento dona slancio alla produzione di mele. Questo è testimoniato dal proliferare di citazioni dei territori adibiti a questo tipo di coltura sui documenti ufficiali e anche dai numerosi richiami nell'iconografia sacra.
A partire dal diciottesimo secolo la melicoltura in Italia inizia ad assumere una dimensione transnazionale, stimolata soprattutto dall'introduzione di sementi che provenivano degli altri Paesi europei.
Il completo passaggio della coltura delle mele, che dall'auto-consumo si trasformano in una florida attività produttiva e commerciale, avviene durante il corso del diciannovesimo secolo, durante il quale il frutto viene prodotto nei territori maggiormente vocati e viene esportato in tutta Europa.
Le mele sono molto coltivate in tutto il territorio italiano, ma sono tradizionalmente concentrate nelle regioni montane e pedemontane, in modo particolare in Valle d'Aosta, in Piemonte, in Veneto e in Trentino/Alto Adige-Süd Tirol. Durante il ventesimo secolo lo sviluppo del settore è cresciuto molto e prosegue nell'ottica dell'aumento produttivo e dell'apertura di nuovi sbocchi commerciali, pur tenendo costante l'attenzione verso il territorio coltivato e la naturalità delle mele, per merito di tecniche colturali a basso impatto ambientale. Dal secondo dopoguerra sino ai giorni nostri si è potuto assistere ad un processo di continua evoluzione, sia per la qualità dell'offerta in grado di raggiungere i mercati di livello globale, sia per risultati di immagine.
Il Trentino è una fertile terra dove, il clima particolare e la perfetta esposizione al sole dei frutteti, consentono di ottenere un prodotto molto saporito. Nell'antico borgo di Cles, in provincia di Trento, si trova la "Valle delle Mele",dove si può gustare, ad esempio, una squisita "Renetta del Canada" della Valle di Non: è gradevole al palato e si ricorda con piacere.
Questo fatto è testimoniato dal continuo apprezzamento che proviene dai mercati nazionali ed esteri. La valle infatti si pone tra le zone frutticole più produttive dell'intera cerchia alpina, con risultati economici di grande rilevanza. Una buona occasione per vedere gli spettacolari frutteti dei meli in fiore è il periodo tra il 25 aprile e il 10 maggio.



"Una mela al giorno leva il medico di torno" è un motto che è stato coniato negli Stati Uniti negli anni Trenta, ma potrebbe essere anche il motto del Trentino Alto Adige. Di questo ci si rende subito conto attraversando la regione, perché i meli sono ovunque a perdita d'occhio ed è proprio il succoso e delizioso frutto che essi producono con abbondanza ad unificare, al di là del bilinguismo, le tradizioni e le culture profondamente diverse.
Le mele hanno avuto una forte espansione, guadagnando le zone più fertili della pianura Padana, come ad esempio la Romagna e la Lombardia.
In Lombardia sono coltivate in parte del territorio della provincia di Sondrio, dove le mele di Valtellina hanno conquistato il riconoscimento IGP, ovvero Indicazione Geografica Protetta. Il clima della Valtellina, tendenzialmente continentale con una forte presenza di microclimi, ha favorito la coltivazione del melo.
Le principali zone frutticole, comprese tra i duecento e i mille metri sul livello del mare, si trovano sulla sponda retica della media ed alta valle. Le mele si contraddistinguono per il colore ed il sapore particolarmente accentuati e per la polpa compatta con conservabilità.
Con una maturazione prevalentemente autunnale, appartengono alle seguenti varietà: Breabrun, Fuji, Gala, Golden Delicius, Granny Smith, Morgenduft, Red Delicius, Stayman Winesap.